venerdì 6 aprile 2012

"Ore wa Strider Hiryu" (Parte 1)

Operation Raccoon City nel suo essere una dichiarata pila di sterco, è una pila di sterco con una lezione da impartire: Capcom deve far attenzione a chi affida le sue IP. Slant Six Games non è stata in grado di applicare con successo la formula di SOCOM al background di Resident Evil; al contrario la defunta Grin è riuscita a donare nuova linfa alla saga di Bionic Commando con un discreto successo. 
Non un capolavoro, ma il loro Bionic Commando è riuscito a rispolverare i personaggi di Spencer e Super Joe e inserirli in un contesto fantascientifico apprezzabile a base di sangue, radiazioni e arti bionici. Un gioco forse eccessivamente sottovalutato, indubbiamente consigliato, che ha permesso a Spencer di entrare trionfalmente nel cast di Marvel VS Capcom 3 con un personaggio che tutti gli zoner hanno imparato a odiare. 
Ma Grin ha chiuso i battenti per bancarotta, lasciando dietro di se solo voci riguardanti alcuni progetti in mano allo studio di Barcellona come un nuovo episodio di Street of Rage e questa cosina qui...





Un nuovo episodio di Strider. E potremmo chiudere il pezzo qui in lutto, fascia nera al braccio.
Strider è una delle mie più durature passioni e a quanto pare non sono il solo che va pazzo per le scorribande del futuristico ninja; Darran, caporedattore della britannica Retro Gamer, non perde occasione per ribadire il suo attaccamento al letale Hiryu. 
Verso la fine degli anni 80 il mercato arcade non era ancora arrivato al punto di rottura durante il quale tutti cercavano di cavalcare l'onda dei picchiaduro ad incontri; al contrario, una significativa diversificazione contraddistingueva l'offerta a gettone. Tra gli ultimi mesi del 1988 e il 1989 escono Hard Drivin' di Atari, Operation Thunderbolt di Taito, Turbo Out Run di Sega e Tetris, il capolavoro di Alexey Pajitnov, conquista l'inizialmente diffidente frequentatore delle sale giochi. In una simile varietà, Strider riesce a spiccare nell'ecosistema arcade grazie al suo raro mix tra potenza tecnica, forte della nuova CPS di Capcom, e pura immaginazione. Gli Strider sono un'organizzazione anti terrorismo composta da futuristici ninja  e Hiryu (Drago Volante) è il più giovane cadetto a raggiungere il grado più alto. Il personaggio viene creato da Capcom e dal gruppo di mangaka Moto Kikaku, collaborazione che aveva già dato alla luce il design dei personaggi di Tenchi wo Kurao/Dynasty Warriors, uno dei primi giochi su CPS. Un picchiaduro basato sul Romanzo dei Tre Regni, opera storica tanto omaggiata dalla koei nella sua serie Sangoku Musou. Un esperimento abbastanza dimenticabile, con i quattro protagonisti costantemente a cavallo intenti a falciare orde di piccoli sprite nemici. Il quartetto sarebbe tornato qualche anno dopo in Tenchi wo Kurau 2: Sekiheki no Tatakai/Warriors of Fate, seguito ben più godibile che ricalca la premiata formula di Final Fight.

Vedete il bestione biondo col mantello? E' la versione Capcom del leggendario Lu Bu. Avete presente Ryofu, uno degli sgherri di Zeus in World Heroes Jet? Stessa persona, solo vista dalla ADK. Si fa cultura qui...
Hiryu viene presentato in grande stile nella terra dei samurai: prima del suo trionfale ingresso nelle sale giochi debutta in un manga edito dalla Kadokawa Shoten sulle pagine della rivista Comic Computique. Ritirato dal sangue e dalle battaglie tra le mura di un villaggio sperduto, Hiryu viene raggiunto dal sadico Matic, coordinatore dell'organizzazione, con una missione che solo lui può compiere. Il commilitone Cain è stato catturato dal nemico e l'unico destino per uno Strider che fallisce è la morte: spronato da un ricatto che vede in ballo il destino della comunità che lo ha accolto, Hiryu recupera la sua arma nascosta in una tomba, rinascendo simbolicamente come assassino e riabbracciando suo malgrado un destino al quale non può sfuggire, con lo scopo di uccidere l'amico. 
La trama del manga viene riutilizzata parzialmente per la versione NES del gioco: abbracciando la filosofia già sperimentata con Top Secret/Bionic Commando, Capcom confeziona un'avventura arcade che reinterpreta l'azione incessante della controparte arcade in un contesto più ragionato con una maggiore enfasi sull'esplorazione; Hiryu viene contattato da Matic sulla Blue Dragon, base operativa degli Strider dalle forme di gigantesco drago meccanico e da lì la sua missione lo porterà in giro per il mondo in cerca di indizi sulla locazione di Cain e sul reale responsabile della crisi. 

Nella giungla contro un ninja-ragno: avviene anche nel manga.
Sulla CPS invece, Hiryu arriva via deltaplano sui tetti di San Pietroburgo, capitale del Kazafu, versione futuristica e distopica dell'Unione Sovietica; una inarrestabile potenza militare che stà progressivamente conquistando l'Europa sotto la guida dell'enigmatico Grandmaster Meio, misteriosa figura incappucciata rifugiata nella sua base sulla Terza Luna.
Il ninja, un po' come il collega Joe Musashi nel primo Shinobi, affronta le truppe del Kazaku a volto scoperto, al contrario della rappresentazione originale che verrà ripresa anni dopo in occasione del suo ritorno in Marvel VS Capcom (1998).

Hiryu viene concepito come una macchina da guerra rapida e letale, in grado di tranciare le braccia degli avversari a mani nude senza il Cypher; ancora più importante, ha il volto mascherato al contrario del suo debutto arcade.
Strider conquista subito per la spettacolarità dell'azione: inarrestabile nel suo incedere sicuro, Hiryu trancia con la sua arma (un tonfa futuristico dotato di una lama al plasma chiamato cypher e destinato solo agli Strider di classe più alta) le truppe del Kazafu che palesemente non sono sufficienti a interrompere la sua avanzata. Nonostante le generose dimensioni dello sprite, il protagonista è dotato di una invidiabile agilità e sgomina soldati e droidi avversari compiendo evoluzioni in aria, scivolando e aggrappandosi ai muri: simili doti atletiche sono la chiave per alcune situazioni memorabili come l'iconico scontro con i membri del consiglio alla fine del primo livello, comandati dal generale Mikiel che ricorda nell'aspetto e nel nome l'ex leader dell'Unione Sovietica Mikhail Gorbachev
Questi si uniranno  per formare Ouroboros, un gigantesco millepiedi armato di falce e martello

QUESTO è uno human centipede...

O ancora la corsa a perdifiato nella Siberia del secondo livello, lungo il costone innevato di una montagna costellato da mine pronte a esplodere alla minima esitazione, solo per saltare all'ultimo momento e ritrovarsi in una centrale elettrica sotto un cielo in tempesta alla volta di un'aereomobile da dirottare, raggiungibile aprendosi la strada tra una squadriglia di velivoli in volo durante un bombardamento: tutta questa sequenza avviene in meno di cinque minuti, con il cuore del giocatore che galoppa mentre gli occhi incollati allo schermo inizialmente faticano a gestire tutta l'azione. Corridoi a gravità zero da affrontare sottosopra, giungle preistoriche con tanto di dinosauri  e i power up da raccogliere con falchi e pantere robot che fanno tanto Kasshern sono momenti che non si dimenticano facilmente, testimoni dell'inventiva che sa remunerare con trovate sempre appassionanti il giocatore che ha l'abilità per arrivare fino alla fine; a tal proposito Strider ha una curva d'apprendimento abbastanza agevole e finirlo con un solo gettone è impresa tutt'altro che impossibile a patto di possedere la necessaria coordinazione. Visto il successo le conversioni furono pure formalità: US Gold si accaparrò la licenza producendo versioni per gli home computer ad otto e sedici bit discretamente vergognose. La peggiore probabilmente è quella per C64, con lo sprite di Hiryu tanto bello quanto lento contro proiettili nemici logicamente più rapidi che nel coin op; a peggiorare le cose ci sono i livelli inspiegabilmente tagliati, il primo ad esempio si conclude senza il duello con Ouroboros.

Dai, per favore, passiamo avanti...
Su Spectrum l'azione è più rapida ma è confinata in un incubo monocromatico che butta via tutta la spettacolarità dell'originale, per lo meno Hiryu raccoglie i suoi power up dalle capsule al posto di trovarle per terra senza motivo come nella versione per la macchina Commodore.

Quando tutto il colore se lo becca la barra di stato che occupa un terzo dello schermo, sai che qualcosa è andato storto...

La versione migliore è quella per Amstrad CPC; sufficientemente colorata, veloce e con i livelli della giusta lunghezza, non si tratta di un capolavoro come Gryzor o Operation Wolf ma per lo meno non è una conversione diretta da Spectrum.

Questo CPC ha visto giorni migliori...
Sui sedici bit la Tiertex, sviluppatrice delle varie conversioni trattate finora, compie un lavoro mediocre, inspiegabilmente esaltato dalla stampa: su TGM si becca un Top Score e altri "bollini" decorano la cover di un adattamento assolutamente lacunoso: le liane nel livello amazzonico sono inamidite e rigide, Ouroboros non ha le gambe, i livelli dell'areronave Balrog e della giungla sono invertiti mentre Hiryu addirittura non ha l'animazione dell'attacco, con la lama del cypher che si materializza magicamente davanti al personaggio.

Manca addirittura lo scontro finale contro Meio
Su Master System le cose sono un filo migliori, ma brutali rallentamenti rovinano l'azione quando troppi sprite si affollano sullo schermo. Per avere una buona versione bisogna attendere quella per Megadrive. Qualche taglio all'audio e piccoli compromessi grafici non offuscano un lavoro ottimo, tra l'altro riproposto di recente sulla Virtual Console di WII.

Indovina la differenza rispetto al coin op...
Su PC engine si decide di usare il capiente CD ROM per una maggiore presentazione con grande uso di immagini introduttive sia prima che durante gli stage, come ad esempio durante i duelli con il capitano della Balrog o il cacciatore di taglie Solo. Un livello extra ambientato nel deserto con formiche leone giganti e un carro armato come boss può essere affrontato dopo il primo stage; esiste un'opzione per saltarlo, consigliatissima dopo essersi tolti lo sfizio la prima volta essendo un'aggiunta assolutamente priva del genio e dell'immaginazione che contraddistingue ambientazioni ben più riuscite. Al di là della palette visibilmente inferiore si tratta comunque di un lavoro discreto, con menzione d'onore per i doppiatori; Hiryu ad esempio ha la voce del compianto Toshikazu Shiozawa, la voce di Rei in Hokuto no Ken o del Saint dell'ariete Mu in Saint Seiya.

Funzionava bene nel secondo livello di Ghouls'n'Ghosts, molto meno qui.

mercoledì 4 aprile 2012

Sega Vintage Collection pt. 2: Shitstorm Incoming

Perché la Vintage Collection, quella cosa bellissima con (quasi) tutti i Wonderboy che contano di cui abbiamo parlato qui, ha fatto una toccata e fuga sul sito xbox.com solo per sparire immediatamente?
Ci sarà sotto qualcosa?
Leggendo the-magicbox.com parrebbe quasi di si: sembra che SEGA voglia pubblicare una versione scaricabile della sua serie SEGA Ages con sei titoli pronti alla partenza, ovvero i tre Wonderboy a cui si affiancano Alex Kidd Miracle World per Master System, The Super Shinobi per Megadrive e la versione arcade di Super Hang-On con annessa quella stereoscopia che tanto piace ai giovani, dopotutto  nel 1987 Continental Circus di Taito friggeva con nonchalance le retine dei giocatori e nessuno si è lamentato. 
Ogni titolo al modico prezzo di 600 yen o 800 MSP, conio ufficiale nella terra di Bill Gates. 

Perché con lo Shinobi World sullo stesso sistema, TUTTI volevano Alex Kidd Miracle World...
Che vuol dire questo? La precedente Vintage Collection è stata scorporata in tre singoli acquisti? A questo punto chi può dirlo; tra le foto riportate sul sito figura un'interfaccia per la selezione dei tre "nuovi" giochi simile a quella della precedente collezione, con i tre hardware originali affiancati; se si trattasse di una seconda raccolta viene spontaneo chiedersi quale filo conduttore intercorra tra Alex Kidd, Joe Musashi e il canuto centauro delle superbike targate Yu Suzuki. Per lo meno fa sperare che la notizia sia stata riportata male e che si tratti di due compilation separate.

The Super Shinobi con lo scheletrone che rimpiazza Godzilla non ha lo stesso fascino...