venerdì 20 gennaio 2012

Willow - Capcom 1989



Willow era un bel film, via.
Un gradevole fantasy anni 80 con Ron Howard al timone assieme ad un George Lucas che dopo gli ultimi successi cinematografici poteva permettersi di scrivere tutto, tanto sarebbe stato un successo.
Un film di un'epoca lontana, quella in cui Val Kilmer era ancora quello iconico & invincibile che dava filo da torcere al Maverick di Top Gun tra una partita a beach volley e l'altra sotto le note di Kenny Loggins, prima di diventare la controfigura del Marshmallow Man ricordandoci quanto eravamo invecchiati nel frattempo.
Bene o male come tutti i film di successo di quel periodo, anche Willow si beccò la sua bella dose di tie-in. Non da parte della solita Ocean stavolta, incredibile dictu. Il che porta a chiedersi come avrebbe disegnato la cover l'ottimo Wakelin che in quanto ad illustrazioni fantasy era bravo per davvero.

...ma davvero davvero. Con Athena si ispirava anche alle pose della bella Lisa Lyon, e scusa se è poco.

 Torniamo a noi: nel 1989 Willow arriva in sala giochi ad opera di Capcom. La CPS-1 aveva fatto il suo anno di rodaggio inaugurando le danze con l'ottimo Forgotten Worlds e imponendo la sua superiorità tecnica. 
Willow quindi poteva vantare un hardware vincente e allo stesso tempo la direzione di un eccezionale Yoshiki Okamoto, vera leggenda nel campo del divertimento a gettone forte di un'esperienza maturata nella Golden Age dei videogiochi da bar con perle come Gyruss all'attivo.
Platform prevalentemente orizzontale, il gioco prende in prestito da Black Tiger e Forgotten Worlds l'idea del negozio, dove investire in potenziamenti, protezioni e energia extra la valuta raccolta durante gli scontri con i soldati della strega Bavmorda. Un'idea valorizzata dallo scorrimento multidirezionale che permette di esplorare con i dovuti limiti i livelli alla ricerca di tesori extra, anche grazie alla fenomenale agilità con cui lo sprite di Willow (che non assomiglia manco per sbaglio al Warwick Davis del film) può vantare. Scivolate, salti direzionabili in volo e possibilità di aggrapparsi alle sporgenze: l'esperienza maturata dall'animazione dell'atletico Hiryu Strider è servita a Capcom per confezionare un eroe particolarmente agile e interessante da usare, decisamente lontano dai legnosi protagonisti del passato come Lee Wong di Tiger Road.
In realtà di eroi il gioco ne offre ben due: dopo il primo livello si potrà utilizzare, a seconda dello stage, lo spadaccino Madmartigan.

(il cui sprite non assomiglia nemmeno lui al Val Kilmer cinematografico, va detto)
Questo differisce dal suo collega per la modalità d'attacco, contrapponendo alle magie a lungo raggio di Willow potenti fendenti di spada "alla Strider" in corpo a corpo. Entrambi possono scagliare colpi più potenti caricando un'apposita barra alla base dello schermo previa pressione prolungata del pulsante di attacco: nel 1989 Dragon Ninja e R-Type avevano decisamente fatto scuola.
Ciononostante Willow non si limita a copiare il compitino: la barra da caricare è divisa in vari segmenti, ognuno corrispondente ad una determinata magia (nel caso di Madmartigan la pressione continua genererà un fendente a medio raggio) e ogni potenziamento acquistato aggiunge sezioni extra: caricandola il giocatore esperto può fermarsi sul segmento interessato con effetti differenti come piogge di fiamme, esplosioni radiali e la possibilità di paralizzare il tempo.

Sei livelli in tutto, con la possibilità di scegliere quale eroe impersonare nel quinto, ricchi di dettaglio grafico, sub boss e squisito autocitazionismo, come la discesa per il dirupo innevato che ricorda in più di un'occasione la corsa tra le mine nel secondo stage di Strider.
Nell'ultimo livello Willow e Madmartigan verranno utilizzati alternativamente prima dei rispettivi boss finali.
Non sono moltissimi i tie-in cinematografici da sala giochi ma il platform Capcom fa del suo meglio per rimanere fedele al materiale originale presentando eccellenti e riconoscibili sequenze come la fuga dalla locanda su un carro inseguito dalle truppe di Bavmorda o il duello tra Madmartigan e il Generale Kael.

un uomo che ovviamente comprava i vestiti allo stesso atelier del Kurgan di Highlander
E il suo lavoro lo fa davvero bene, di certo in maniera migliore e più fedele di un Moonwalker a caso.
Il sonoro non è male, proponendo marcette differenti per ogni livello, non sempre ispirate all'azione su schermo ma comunque sempre adeguate. A conti fatti l'unico neo è la difficoltà piuttosto alta: oltre al flusso incessante di nemici, Willow innervosisce il giocatori con alcuni espedienti piuttosto cheap per innalzare la sfida come sezioni dove risulta imperativo conoscere in anticipo i pattern di attacco per evitare una morte prematura o l'impossibilità di scorgere cosa c'è effettivamente sotto i nostri piedi prima di affrontare un salto nell'ignoto.
Alla luce di tutto ciò, è un peccato che Willow sia uno dei pochi titoli CPS-1 a non aver ricevuto nessuna conversione per i sistemi casalinghi assieme a Nemo e Carrier Airwing, per dirne un paio.

(e siccome non ci facciamo mancare nulla ci godiamo anche un bel longplay)

I possessori di home computer, va detto, si bearono però con il Willow della Mindscape.

Brutto come la morte, la fame e il peccato assieme, è l'insulsaggine fatta videogioco presentando una raccolta di sottogiochi basati quasi completamente sul caso. In uno si attraversa un dungeon dove se becchi una stanza con una trappola termini la partita, in un'altra si sfreccia (oddio, diciamo che si scatticchia...) lungo tunnel di ghiaccio dove se prendi la strada sbagliata è game over, in un altro bisogna indovinare in quale gabbia è rinchiuso Madmartigan altrimenti...ok, credo di essermi spiegato.

I sottogiochi possono essere selezionati direttamente da questa pergamena. Così non c'è nemmeno la scusa della sfortuna atavica per non vedere il resto del gioco.

Non esiste nessun indizio che possa in qualche maniera mettere il giocatore sulla buona strada, è solo un fattore di cieca fortuna. Ci sono un paio di sezioni arcade discretamente orrende che si intonano degnamente con lo squallore di fondo: in una Willow deve attraversare un bosco seminando guerrieri e mastini facendo i conti con un sistema di comando e un rilevamento di collisione ben più letali della stessa Bavmorda, nell'altro Madmartigan deve raggiungere il Generale Kael evitando ostacoli prima di affrontarlo in duello con una tale pochezza di mosse che al confronto Ninja della Mastertronic è Virtua Fighter.

Kael nella sua magnanimità ci ha ucciso, ponendo fine alle nostre sofferenze.

Spernacchiato da un degno 7% sullo Zzap! inglese, rimembrare QUESTO Willow dopo quello bellissimo assai per CPS-1 mi ha tolto la voglia di parlare della più che discreta versione per NES. Un clone di Zelda che...no dai, non ce la faccio, magari un'altra volta.

giovedì 19 gennaio 2012

Diablo 3: Bullshit or not?

...un po' come si chiedeva Henry Silva nel seminale Donne Amazzoni sulla Luna.
Perché se Jay Wilson rivela nell'ultimo aggiornamento ulteriori modifiche alle meccaniche di gioco ma nessuna nuova sulla data d'uscita del potenziale capolavoro Blizzard, ecco che Gamestop lo stesso giorno bussa alla mia casella di posta impettito proponendo ciò:

Wilson go home!
Non ci crede nessuno eh, ma non si sa mai...