giovedì 11 luglio 2013

Makyo Densetsu - Victor Musical Industries, 1987

C'era una volta Tarzan.
Sì dai, la storia del bimbo allevato nella giungla, il re delle scimmie, l'opera di Edgar Rice Burroughs che ha fatto praticamente parte del patrimonio culturale di ogni pargolo nato non oltre il 1980. Perché dopo chi se ne frega di Tarzan, ché già mi vedo raccontare a mio figlio fiabe della buonanotte a base di Jedi e robot giapponesi. Ecco, il selvaggio con addosso solo uno striminzito perizoma tigrato magari apparteneva maggiormente al patrimonio - finanziario, stavolta - degli eredi di mr. Burroughs, dediti da generazioni alla caccia di opere colpevoli di plagiare l'dea dell'illustre antenato. I videogiochi non fanno eccezione: chiedetelo ai programmatori della Taito che, nel 1982, si videro costretti a rimaneggiare il loro Jungle King, rimpiazzando l'emulo di Tarzan con un generico esploratore, eliminando nel frattempo l'iconico urlo.

Jungle King prima...
...e dopo i problemi di copyright, ora conosciuto come Jungle Hunt.
È quindi possibile che un simile destino sia toccato a Makyo Densetsu (The Legendary Axe), uno dei titoli per PC Engine più amati in occidente. La storia è questa: nel 1987 Jungle no Ou (il re della giungla) è un progetto di Hudson Soft in dirittura d'arrivo per il lancio della console; verso la fine dell'anno, però, il titolo viene misteriosamente rinominato sulle riviste nipponiche in Mitsurin Densetsu (la leggenda della giungla).

L'anno successivo il gioco è pronto ma, tanto per infittire il mistero, verrà editato da Victor Musical e uscirà sotto questa etichetta il 23 Settembre con un nome che nulla a che fare con monarchi o giungle.  

Nelle foto riportate sui flyer pubblicitari alla fine del 1987 il protagonista è chiaramente ispirato a Tarzan, biondo nei capelli e armato di pugnale; al giorno d'oggi tali immagini sono rare, quindi per farvi vedere qualcosa mi tocca fotografare un'immagine d'epoca. Mai che Google ti dia una mano, quando ne hai bisogno.

Non ho uno scanner sottomano, ma è quello che passa il convento: forse l'unica foto di Jungle no Ou.
Qualunque siano i motivi dietro la pubblicazione, l'importante è che siamo riusciti a mettere le mani su The Legendary Axe, un platform-picchiaduro stile Rastan in grado di rendere il NES terribilmente obsoleto al momento della sua uscita.
Grandi sprite ben animati, livelli a scorrimento prevalentemente orizzontale ricchi di segreti e un sistema di combattimento originale lo rendono ancora oggi un titolo di sicuro interesse per tutti i fan del cimmerico coin-op Taito. Tarzan quindi diventa Gogan, un nerboruto barbaro dal lungo crine armato di ascia che deve attraversare sei livelli per salvare l'amica Flare dall'uomo bestia Jagu.

Il terzo stage, quando il gioco opera una sadica selezione naturale. Da qui in poi i livelli sono anche divisi in più sezioni.

Non sarà una passeggiata, perché Makyo Densetsu è un osso duro; già dal terzo livello salti nel vuoto e una rinnovata aggressività in nemici vecchi e nuovi mettono a dura prova la pazienza, considerando anche che i checkpoint sono sadicamente distanti l'uno dall'altro. Ma il sistema di combattimento, dicevo, riesce a donare quel qualcosa in più che rende l'esperienza comunque irresistibile. Funziona così: raccogliendo alcune gemme, Gogan guadagna una barra della forza che si riempie da sola nel giro di qualche secondo. Quando è al massimo i suoi colpi sono più forti, quindi premere furiosamente il pulsante di attacco non è sempre la strada migliore per affrontare i nemici. Viene da sé che, specialmente andando avanti, un colpo possente al momento giusto è preferibile ad una serie di affondi privi di vigore, specie se lo spazio scarseggia e terminare rapidamente lo scontro è l'unica cosa che può salvarci da un tuffo di sola andata nel vuoto.
Più gemme si raccolgono più l'indicatore diventa capiente, dando accesso a attacchi sempre più forti; allo stesso modo, però, questo verrà ridotto ogni volta che si perde una vita, lasciando i novellini presto senza difese di fronte ad un comitato di benvenuto spietato.

Dura la vita nei platform anni ottanta, e la possibilità di continuare solo tre volte non aiuta più di tanto.

Makyo Densetsu poteva essere migliore, magari con qualche arma extra e un design dei nemici un attimo più ispirato, tuttavia riesce a incarnare al meglio la Raison d'être del PC Engine: offrire titoli degni di una sala giochi tra le mura domestiche, e l'avventura di Gogan aveva ben poco da invidiare ai mangia gettoni dell'epoca. 
La stampa specializzata occidentale lo ha amato: non sarà più il re della giungla, ma The Legendary Axe è stato comunque incoronato "gioco dell'anno 1989" da EGM. In Italia, ovviamente, non se l'è filato nessuno, a parte una recensione microscopica su Guida Videogiochi della Jackson, andando a memoria.

The Legendary Axe ricorda parecchio Astyanax/The Lord of King (1990), un coin-op Jaleco a cui voglio bene. 

Perché quando frequenti il liceo lontano da casa e devi aspettare l'autobus dopo che gli amici se ne sono andati, l'unica cosa che ti aiuta a passare il tempo deve piacerti PER FORZA. 

Paradossalmente, giudicando solo dalle foto, credevo all'epoca che The Legendary Axe ne fosse una conversione / prequel / spin-off / parente anche solo lontano. Solo più tardi appresi tramite Mobygames che sono entrambi frutto di Tokuhiro Takemori. Dopotutto le similitudini nei fotogrammi d'animazione di Roche (il protagonista di Astyanax) e Gogan sono innegabili; entrambi attaccano con un fendente che descrive un arco sopra lo sprite principale, particolarmente utile nel coin-op Jaleco dato che - con la dovuta pratica - si colpisce frontalmente e si ottiene protezione dagli attacchi dall'alto.


Quel fotogramma d'animazione può fare la differenza nelle mani di un giocatore esperto.
A conti fatti Astyanax è il titolo migliore, grazie alla possibilità di giocare in due contemporaneamente e ad un livello di difficoltà nettamente addolcito. C'è meno enfasi sulle morti cheap a base di cadute nel vuoto (sebbene una cascata da superare con salti su piattaforme mobili a metà del primo livello faccia presagire il contrario), è possibile raccogliere uno scudo per assorbire i proiettili à la Chomakaimura e Roche può usare attacchi magici / smart bomb; il sistema di combattimento a base di colpi caricati attendendo il riempimento di un apposito indicatore, invece, è preso direttamente da The Legendary Axe.

Nel 1990 esce The Legendary Axe 2, un seguito "forzato" dal titolo occidentale. Lì in Giappone, un nome come Ankoku Densetsu (oscurità leggendaria) non lasciava infatti intuire nessun grado di parentela con l'avventura di Gogan, e infatti i due giochi presentano numerose differenze, nonostante il comune approccio da hack'n'slash a scorrimento. 



La storia stavolta narra lo scontro fratricida tra due eredi al trono: nella breve introduzione iniziale il protagonista Sirius viene sconfitto e scagliato nel vuoto ( = all'inizio del primo livello) dal gemello Zach. Da lì inizia il viaggio attraverso sette livelli per avere la rivincita; i tratti somatici dei fratelli appaiono invero assai stilizzati a giudicare dalla rappresentazione su schermo, ma ci si augura che il loro regale aspetto sia il più differente possibile dai due... cosi presenti sulla copertina della versione occidentale.

Worst. Cover. Ever. O quantomeno ci si avvicina parecchio.

Anche stavolta si può continuare solo tre volte, ma la sfida è molto meno proibitiva rispetto a Makyo Densetsu, spostando la difficoltà del gioco sui combattimenti piuttosto che su salti assassini. Via gli attacchi caricati e benvenute le armi extra; alla spada iniziale si alternano una catena (può essere orientata e colpisce a distanza, ma è debole) e un'ascia (potente ma a corto raggio), oltre ad una smart bomb attivabile premendo il pulsante RUN. Tutte le armi possono essere a loro volta potenziate, smart bomb a parte, e all'occorrenza è possibile danneggiare i nemici saltandoci in testa, un'aggiunta benvenuta quando ci si lancia del vuoto senza sapere cosa c'è ad attendere Sirius fuori dal capo visivo. La grafica abbandona le tinte accese dell'originale a favore di fondali piuttosto cupi che spaziano dal fantasy classico all'hi-tech dell'ultimo livello, non disdegnando attimi di humor nero come nel caso degli zombi (che continuano ad attaccare pesantemente mutilati, nonostante il primo colpo subito li privi della metà superiore o inferiore) o di alcuni boss di fine livello spassosi, vedi il piccoletto che trascina e agita una sfera d'acciaio più grande dello stesso Sirius.

Ankoku Densetsu è un ottimo titolo per chiunque voglia rivivere le atmosfere di Rastan sul PC Engine, di certo migliore dell'atroce Nastar / Rastan Saga II, il gioco che devi avere assolutamente SOLO per la cazzutissima illustrazione in copertina, gettando via la Hu-Card subito dopo.


Altro che i nani deformi di Legendary Axe 2