venerdì 21 dicembre 2012

Maldita Castilla - Locomalito, 2012

Vado pazzo per i giochi dello sviluppatore indipendente Locomalito al punto da considerarmi un fan: una produzione indie che guarda al passato con rispetto e sapienza, riuscendo nel non semplice compito di offrire divertimento vecchio stile senza commettere passi falsi.
Allo stesso modo adoro Makaimura (Ghosts'n'Goblins) e relativi seguiti in tutte le loro incarnazioni; ai tempi organizzavamo pomeriggi interi sulla conversione ad opera di Chris Butler su C64, monca quanto vuoi ma pregevolissima per noi ragazzini di allora, con una colonna sonora ad opera di Mark Cooksey (Ikari Warriors tra gli altri) che al confronto quella del coin-op è l'inno degli scout.

Completare un livello senza perdere una vita frutta punti extra, indispensabili nella caccia al punteggio che, per la croncaca, viene resettato ogni volta che si continua...
Adattamenti a parte, i tre capitoli del platform Capcom sono tra i miei giochi preferiti di sempre grazie alla loro miscela di tematiche fantasy, difficoltà piacevolmente impegnativa e realizzazione ad alti livelli; scegliere il preferito è difficile ma, se mi venisse puntata una pistola alla tempia, balbetterei terrorizzato Daimakaimura, Ghouls'n'Ghosts in occidente. Sarà perché dal 1988 in poi attendevo con gioia ogni titolo CPS1 dopo lo spettacolo che fu Forgotten Worlds, sarà che è probabilmente il miglior seguito che potessi augurarmi, ma principalmente perché quella conversione per Megadrive era pazzesca, senza mezzi termini.
Oh, magari non arcade perfect se analizzata con il senno di poi, ma per la prima volta mi rendeva il felice possessore di un coin-op nella sacralità della mia cameretta.
Maldita Castilla è un omaggio all'epopea di Arthur e adotta il sistema di controllo di Daimakaimura (sparo verso l'alto e verso il basso, durante un salto) in uno schema di gioco più semplice e diretto, come nel predecessore: niente armatura d'oro da caricare à la R-Type o il doppio salto di Chomakaimura per intenderci.
Il tutto in sei livelli caratterizzati da un'estetica che guarda alla tradizione europea, ambientando il viaggio del nostro Don Ramiro tra miti e leggende del vecchio continente: Maldita Castilla ha uno stile tutto suo, macabro e opprimente con una spruzzata di satanismo verso la fine. C'è poco da scherzare, come lascia intendere la presentazione: il regno di Castiglia è assediata dalle forze degli inferi e il re invia i fedeli Don Ramiro, Quesada, Mendoza e Don Diego per riportare la pace, sebbene nel gioco gli altri cavalieri siano poco più che comparse.

A Locomalito piace parecchio Willow, a quanto pare.
Al povero protagonista toccherà quindi il lavoro sporco, affrontando mostri e nemici particolarmente ispirati, come anticipavamo prima. Perché di cavalieri senza testa, arpie e manticore i videogiochi sono pieni, ma fa uno strano effetto combattere la Tarasca, il Nuberu o un Don Chisciotte più folle che mai.
Don Ramiro fortunatamente sa il fatto suo: oltre alle movenze di Arthur, il barbuto eroe può sopportare tre colpi prima di perdere una vita (no, niente boxer a cuori...) e utilizzare quattro armi: i coltelli sono lo strumento di base, e corrispondono in tutto alle lance di Arthur, le falci sono rapidissime ma a corto raggio, le asce compiono una traiettoria parabolica ma colpiscono duro mentre le bolas sono lente, coprono un'area maggiore e possono attraversare alcune pareti. In aggiunta è possibile raccogliere e usufruire allo stesso tempo di alcuni accessori, da una sfera di cristallo per scrutare ricompense nascoste a stivali per saltare più in alto.
Tutto l'arsenale è sapientemente descritto nel manuale in .pdf, illustrato "stile diario di Henry Jones" da Jacobo Carcìa, disponibile sul sito ufficiale che vi invito a visitare subito anche perché il gioco, come tutta la produzione Locomalito del resto, è gratuito.

Ci vorrà ben più di un mulino a vento per vincere questo scontro.
In ogni livello è celata una delle lacrime di Ouma, gemme vitali per aprire le porte degli inferi e accedere al sesto stage; andare quindi scrupolosamente a caccia di segreti è importante quasi quanto districarsi tra le orde degli inferi. Inutile dire che questo aprirà la strada al finale migliore, un traguardo a cui ambire limitando nel frattempo il numero dei "continue" utilizzati durante l'avventura: ebbene sì, anche loro incideranno sulla conclusione della vicenda, sebbene la difficoltà non raggiunga quella dell'illustre ispiratore.
Tecnicamente siamo su ottimi livelli: la grafica fa del suo meglio per ricreare lo stile arcade di fine anni 80, con tanto di overlay per simulare un monitor "vissuto" da sala giochi con scanlines e angoli arrotondati e sporchi; allo stesso modo il design di mostri e nemici convince appieno, mentre i livelli citano con successo alcuni classici del passato, come il combattimento  sul carretto in corsa di Willow.
Centro anche per il sonoro, con tracce composte dal musicista Gryzor87 (già compagno d'armi di Locomalito nello sparatutto Hydorah) su emulazione del chip Yamaha YM2203 per un omaggio ancora più fedele al chiptune di una volta.
Ma nella gloria globale è la giocabilità a spuntarla sopra tutto il resto: i comandi rispondono perfettamente e un rilevamento di collisione eccellente permette di compiere vere acrobazie nelle situazioni più anguste, come ad esempio l'inferno di spuntoni che nasconde la lacrima del quarto livello.

Ogni due stage c'è la possibilità di guadagnare punti e vite extra centrando dispettose cavallette in questo schermo bonus.
Gli spagnoli non se la cavano male con la programmazione, invero sono sempre stati rimarchevoli, basti pensare alla Dinamic con i vari Freddy Hardest, Navy Moves e Satan all'epoca degli otto bit: titoli oggettivamente ben fatti sopratutto su Amstrad CPC, computer che spopolava nella penisola iberica. Il neo era la proverbiale difficoltà, ma Locomalito eredita dai suoi storici compaesani la padronanza del codice aggiungendo una sfida ben dosata in tutti i suoi giochi.
Prendi nota Capcom: Maldita Castilla è l'omaggio più autentico mai scritto per Ghosts'n'Goblins.
Più ispirato di Gokumakaimura su PSP? Per il sottoscritto probabilmente sì.