Ché poi ad onor del vero avevo tutte le buone intenzioni di questo mondo: volevo scrivere una cosa fatta bene con un parere diviso in due parti, una prima impressione e un giudizio definitivo una volta finito il gioco.
Poi però arriva quel precisino di Giuseppe "Joe Slap" Puglisi che dice che i miei hands on sostanzialmente sono recensioni e come tali dovrebbero essere chiamate, solo che in questa ottica la prima parte sarebbe stata un hands on vero e proprio e la seconda una rec...oh senti, parliamo di The Last Story e basta.
Della similitudine tra i nomi Final Fantasy/The Last Story ne avranno parlato anche i sassi; preme piuttosto rimarcare il fatto che, se le cose andassero male, questa potrebbe essere davvero l'ultima storia di Hironobu Sakaguchi. O la fantasia finale, che dir si voglia.
A conti fatti il curriculum della sua Mistwalker è ad oggi carente in quanto a campioni di vendita. E anche volendo tenere a bada il portafogli, la sua produzione non si è mai distinta particolarmente. Blue Dragon era più un JRPG entry level che il debutto del papà di Final Fantasy sulla nuova generazione di console, Lost Odissey da una parte esaltava la narrazione grazie ai ricordi del protagonista Kain scritti da un sublime Kiyoshi Shizematsu, dall'altra annegava tutto nel derivativo più scontato.
ASH non è mai arrivato in occidente, ma da quel che provai a suo tempo era in anticipo di cento anni per scalzare Fire Emblem dai cuori del pubblico nipponico amante degli RPG tattici.
Ma inizialmente sono stato forse troppo pessimista: su The Last Story Sakaguchi-san ha infatti scommesso molto, lavorando assieme a Nintendo sulla sua console campione di incassi: questa sarà anche tecnicamente indietro rispetto alle macchine di Sony e Microsoft, ma rappresenta anche solo per l'eccellente Xenoblade Chronicles l'hardware di riferimento per gli appassionati di JRPG che in questa generazione si sono sentiti forse eccessivamente bistrattati.
Zael fa parte di un gruppo di mercenari stanziati sull'isola di Lazulis; lui e suoi compagni vivono sul filo del rasoio tra un brindisi al tramonto e la certezza che ogni nuovo giorno sul campo di battaglia possa essere l'ultimo. Ma lui desidera di più: brama il rispetto che vede nei cavalieri del regno, amati e riconosciuti come i veri paladini del popolo nelle loro corazze scintillanti. Zael tuttavia otterrà più di quanto abbia mai chiesto quando riceverà un misterioso potere durante una missione e, sopratutto, dopo l'incontro con una giovane donna collegata ad un nemico che si credeva esiliato per sempre.
The Last Story è un titolo curioso dove convivono innovazioni e tradizionalismo; su quest'ultimo punto si nota dall'inizio che Sakaguchi e la sua squadra hanno voluto giocare sul sicuro, offrendo al giocatore un incipit che non nasconde un preoccupante senso di deja vu.
Misteriosa ragazza che sfugge da guardie: check. Cielo stellato da fissare facendo la figura del salame: check... |
Togliamoci quindi immediatamente il dente: la trama di The Last Story è piuttosto piatta, priva di colpi di scena in grado di lasciare di stucco il giocatore più smaliziato, quello con centinaia di ore sul groppone tutte investite sui classici del genere. Tuttavia si lascia seguire con discreto interesse grazie ai riusciti protagonisti per i quali è difficile non provare simpatia e interesse.
La narrazione di The Last Story è maggiormente incentrata sui personaggi rispetto agli eventi. E funziona. |
Se la narrazione non convince, di ben altra pasta è fatto il sistema di combattimento, sicuramente tra i più interessanti nella recente produzione ruolistica nipponica. Un risultato tanto riuscito da reggere da solo l'aspetto multiplayer del gioco con le sue due modalità, Versus (deathmatch tutti contro tutti ) e Raid (co-op contro boss). Si, in un gioco di ruolo giapponese ci si ammazza tutti assieme online, problemi?.
Un attacco sferrato di nascosto spazzerà i nemici prima che sappiano cosa li ha colpiti. |
Ad ogni magia corrisponde una determinata diffusione con differenti effetti da usare al momento giusto come guarigione di gruppo o protezione; spesso i boss utilizzeranno apposite tattiche che spingeranno il giocatore a scoprire la giusta contromisura per evitare che la battaglia si concluda in maniera prematura.
E questo avviene spesso perché, come detto prima, i nemici pestano davvero sodo: in aiuto durante ogni combattimento ci sono cinque vite per ogni personaggio del party, una volta perse tutte è game over. Questo rende gli scontri spesso eccessivamente facili e svilisce l'importanza di premeditare una tattica vincente dato che l'attacco a testa bassa può risultare ugualmente efficace e più rapido avendo a disposizione così tanti tentativi prima di mordere la polvere. Avrei preferito l'assenza delle vite extra, spalleggiata da una difficoltà maggiormente bilanciata.
Non aiuta la generosa disposizione di checkpoint e punti di salvataggio da cui ripartire per ritentare quasi immediatamente una battaglia fallita. Queste sono predefinite: niente incontri casuali o nemici da evitare sulla mappa; prima di ogni boss però è presente un glifo con cui evocare nemici per accumulare punti esperienza in vista delle battaglie più impegnative.
Il gioco quindi scorre in maniera piuttosto lineare tra una sequenza di combattimenti e l'altra; nei momenti di pausa è possibile esplorare la cittadina di Lazulis, capitale dell'omonima isola. Con la sua architettura che richiama il medioevo europeo, essa offre un nucleo urbano ricco di particolari tra passaggi nascosti e folla da scansare stile Assassin's Creed; qui si può inoltre spendere il denaro racimolato comprando e migliorando l'equipaggiamento oltre a intraprendere missioni secondarie.
Queste sono un piacevole diversivo e spaziano dal centrare il cuore di una pulzella con una freccia incantata per conto di un disperato Romeo all'esplorazione di una villa stregata fuori città, in un lungo dungeon con intermezzi animati, dialoghi e meccaniche proprie. Confrontata con le tediose quest di un altrimenti ottimo Kingdom of Amalur, l'offerta di Mistwalker spicca per grande varietà e cura, rappresentando quindi un valido motivo per accantonare la trama principale alla ricerca di ricompense pregiate. Parlando di equipaggiamento è possibile modificare il colore di ogni capo di abbigliamento indossato; i fanatici della personalizzazione saranno felici di sapere che ogni indumento o arma si riflette sulla rappresentazione grafica del personaggio e, addirittura, potenziare le armature aggiunge dettagli ulteriori al loro aspetto.
Ben superiore è il sonoro ad opera dello sbandieratissimo Nobuo Uematsu: l'atroce commistione tra hard rock e j-pop che deturpa l'udito del giocatore di Final Fantasy XIII-2 lascia presagire quanto sarà dura per Square-Enix colmare il vuoto lasciato dietro dal leggendario compositore.
Il CD incluso come bonus nella edizione limitata del gioco è il preludio a una colonna sonora poliedrica di grande impatto in grado di sottolineare con le sue note le emozioni che Mistwalker ha scelto per comporre The Last Story: mai fuori luogo, assieme al già lodato doppiaggio eleva l'audio a punta di diamante del gioco.
The Last Story non è perfetto: a volte troppo facile, implora a gran voce una piattaforma con quella potenza di calcolo in più con cui dimostrare pienamente il proprio valore, così come Zael aspira all'utopica investitura a cavaliere. Ma a conti fatti non importa, il vero appassionato di giochi di ruolo dovrebbe aver imparato a chiudere un occhio davanti alle magagne grafiche per apprezzare ben altre qualità: The Last Story avrà i suoi difetti ma rimane il miglior titolo della Mistwalker nonché un titolo da non perdere per gli appassionati del genere dotati di Wii assieme a Xenoblade Chronicles di Monolith Soft.
Ma questa è una rec-
RispondiEliminaOk la smetto. =D
Ho visto l'introduzione di questo gioco e ciò che mi ha colpito è stato proprio l'accompagnamento sonoro (anche se l'ennesimo doppiaggio british l'avrei evitato volentieri) e lo stile grafico quasi monocromatico (ma apprezzabile).
lol! Si, è notevole. Confrontato poi con l'offerta Square Enix spicca anche maggiormente!
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