sabato 12 maggio 2012

Le pubblicità atroci delle riviste inglesi - Parte 1

E' un periodo incasinato: appena finita la Time Machine ho scritto una recensione e uno speciale per Gamesvillage, ne stò scrivendo un altro e ho da fare altri due pezzi per il prossimo TGM.
Sai che è, mi cospargo il capo di cenere per la mancanza di nuovi post e ne scrivo uno adesso, nuovo di zecca per farci due risate. Il fatto che l'amico Gaul si senta annoiato nel pomeriggio è puramente casuale, guarda.

Ma poi c'è da dire che è un argomento che volevo affrontare, quello delle pubblicità sulle riviste di videogiochi inglesi. Perchè se in Italia ci si imbatteva in pubblicità di conversioni ad opera di U.S. Gold con gli screenshots delle versioni coin-op per fregare l'acquirente occasionale ("vedi? Ha la stessa grafica del bar") o nello storico Softmail con la sua vendita per corrispondenza, in Inghilterra c'era di peggio.

Molto peggio.
Prendiamo Mean Machines, mensile dedicato al mondo console o quantomeno a SEGA e Nintendo, ché per Rignall e soci a quanto pare il Neo Geo o il PC Engine non esistevano o, per lo meno, dovevano rimanere a cuccia tra le pagine di C+VG perché sì.

Poi per non sembrare proprio di parte ogni tanto ci trovavi una recensione per Amstrad GX4000, ché altrimenti chi li vuole sentire i due acquirenti della console, non sia mai che manchi la conferma di quanto facesse defecare Fire & Forget 2.


Lo sentite il brivido della velocità? Buono, perché io no, ma andiamo avanti.
Si diceva, Mean Machine era una rivista tutto sommato divertente, un po' fanzine, un po' allegramente cialtrona, di quella cialtroneria che si inventa boiate quando non sa che scrivere. Tra le sue pagine Shin Kazama di Area 88 diventa magicamente "l'unica donna dello squadrone", per dire.

Clicca sull'immagine, ingradisci e leggi il box in alto a destra per sapere tutto sullA famosA Shin Kazama...

Con Jaz che assomiglia a Zed di Scuola di polizia, qui immortalato in pose improbabili assieme a Oz Brown.
Però si faceva leggere, tutti erano fanboy del Super Famicom e la redazione saltò lo squalo con quadruplo avvitamento quando, nel numero 24, annunciò che la rivista sarebbe stata divisa in due versioni, una per utenti SEGA, una per i possessori di console Nintendo. Madornale errore (cit.).

Marketing done wrong.
Comunque sulle sue pagine trovavano spazio pubblicità a iosa. Ora, sulle riviste di videogiochi inglesi a quanto pare potevo comprare uno spazio anche io per vendere ghiaccioli visto l'andazzo. Vogliamo ricordare ad esempio i giochi telefonici: prego regia.


Il nostro Gunfighter, lì sulla destra, è uno dei tanti. I giochi telefonici variavano da questo dove dovevi simulare il fuoco di una pistola alla cornetta, comportandoti a tua volta come un pistola, a adattamenti dei libri Fighting Fantasy di Livingstone e Jackson, proprio una cosa mordi e fuggi.
Bolletta dopo una partita a Deathtrap Dungeon: 20.000 £.
Poi c'erano i concorsi più tosti, roba a cui non credeva nessuno ma promettevano mari e governo Monti, tipo ad esempio:

E questo è uno dei più pezzenti. Si arrivavano a promettere flipper e coin-op appena usciti, viaggi, posti di lavoro...
Indi c'era l'approccio inglese alle pubblicità degli acquisti per corrispondenza, ovviamente filtrate attraverso la compostezza e il morigerato decoro del cavalleresco popolo di Albione.

Tipo usare un mign una modella con le bocce coperte da un Game Gear come sfondo della pagina...
...O due spogliarelliste scappate da Porky's con le chiappe all'aria per pubblicizzare un adattatore.
Logico insomma.
E per concludere, per adesso, c'è il capitolo dei club. Un capitolo triste, costellato da gruppi di scambio videogiochi con il reparto marketing in mano a scimmie urlatrici. Gustiamoci questa carrellata di foto che meritano tutte, nessuna esclusa:


Ahhhh, il Solid Gold Exchange Club, all'epoca una delle mie pubblicità preferite grazie all'alto grado di orrore che trasuda dalle immagini. Probabilmente sarà fallito nella tristezza più nera, con i magazzini traboccanti di cartucce di Altered Beast o Duck Hunt, ma nonostante tutto MASSIMO RISPETTO davanti a simili perle del trash; da notare il Bart-wannabe, simpatico come un clistere al peperoncino e con un lessico da scaricatore del porto di Caracas.